Stats Tweet

Trent'anni, Guerra dei.

Insieme di conflitti combattuti principalmente in Germania, ma anche nei Paesi Bassi e in Italia settentrionale tra il 1618 e il 1648. Storiograficamente la guerra è suddivisa in quattro fasi: fase boemo-palatina (1618-24), fase danese (1625-29), fase svedese (1630-35), fase francese (1635-48). Le sue cause vanno ricondotte a un intreccio di motivi politici e religiosi, solo in parte riducibili al tentativo degli Asburgo di espandere verso il Baltico i propri possedimenti a scapito dei principi tedeschi e di realizzare quell'accentramento politico-amministrativo necessario alla costituzione di uno Stato nazionale sull'esempio di quello francese o spagnolo e all'acutizzarsi in Germania dei mai sopiti contrasti tra cattolici e protestanti. Le origini del conflitto vanno ricercate in terra boema; là l'imperatore Mattia venne a conflitto con i protestanti boemi, che rivendicavano la libertà di culto sulla base delle Lettere di Maestà promulgate nel 1609 dal predecessore di Mattia, Rodolfo II. La distruzione di una chiesa protestante ordinata dall'arcivescovo di Praga diede fuoco alle polveri: i rappresentanti imperiali vennero gettati fuori dalle finestre del castello di corte (“defenestrazione di Praga”, maggio 1618) e fu costituito un Governo autonomo (la Boemia era possedimento ereditario degli Asburgo). Alla morte di Mattia (20 marzo 1619), per iniziativa dei signori protestanti la Dieta boema proclamò la decadenza del cattolico Ferdinando II, cui sarebbe dovuta andare per diritto ereditario la Corona boema, e nominò re il calvinista Federico V, elettore del Palatinato. La rivolta si estese a Moravia, Austria e Ungheria, ma l'8 novembre 1620 Ferdinando riuscì a sconfiggere i ribelli nella battaglia della Montagna Bianca: la Dieta boema venne così spogliata dei suoi poteri, l'elettore del Palatinato fu messo al bando e il Protestantesimo fu sradicato con estese deportazioni e confische. Iniziò, allora, la penetrazione degli Asburgo di Spagna nel Palatinato renano (l'Alto Palatinato era stato attribuito nel 1623, insieme alla dignità di elettore imperiale, a Massimiliano di Baviera); ciò provocò, tuttavia, la reazione del re di Danimarca Cristiano IV, che, preoccupato di mantenere il controllo del Baltico, coalizzò intorno a sé vari Stati protestanti in funzione antiasburgica. Ferdinando II reagì affiancando all'esercito imperiale comandato da J.T. Tilly quello costituito da Alberto di Wallenstein; sconfitto a Dessau da Wallenstein e a Lutter da Tilly, Cristiano IV fu costretto alla resa (Pace di Lubecca, 7 giugno 1629). Quando sembravano ormai realizzati il progetto di assoggettamento politico della Germania agli Asburgo e, con l'emanazione dell'Editto di restituzione (meno favorevole ai riformati rispetto alla Pacificazione di Augusta del 1555), la restaurazione cattolica, fu la Svezia a scendere in armi (1630); la nomina di Wallenstein a duca di Meclemburgo era vista, infatti, dal re Gustavo Adolfo, tradizionale difensore della causa protestante, come una pericolosa minaccia per gli interessi svedesi nel Baltico. La Svezia poteva godere dell'appoggio diplomatico francese, che, nel gennaio 1631, con il Trattato di Bärwalde, si concretizzò nell'impegno a garantire un sussidio annuale a Gustavo Adolfo, purché questi avesse portato la guerra in Germania. La campagna militare svedese, guidata in prima persona dal sovrano, fu trionfale: Gustavo Adolfo occupò Pomerania e Meclemburgo, batté le truppe imperiali comandate da Tilly a Breitenfeld (17 settembre 1631) e sul Lech (15 aprile 1632), invase la Baviera (1632) e iniziò i preparativi per puntare su Vienna. L'imperatore richiamò, allora, Wallenstein, che aveva licenziato due anni prima su pressione dei principi tedeschi cattolici: a Lützen (6 novembre 1632), però, il successo arrise ancora una volta agli Svedesi e anche la morte in battaglia di Gustavo Adolfo non sembrò potesse arrestare la loro avanzata, alla luce anche del fatto che il fronte asburgico risultava indebolito da dissidi interni e dai maneggi di Wallenstein (che fu assassinato nel 1634 per ordine di Ferdinando II in persona). Il 6 settembre 1634, a Nördlingen, le truppe imperiali riuscirono, tuttavia, a infliggere agli Svedesi una clamorosa disfatta, a seguito della quale la coalizione antimperiale, cui partecipavano Sassonia e Brandeburgo, finì per dissolversi; la Pace di Praga (30 maggio 1635) sancì la vittoria di Ferdinando II e chiuse la fase svedese della guerra, con la quale l'imperatore fece importanti concessioni ai protestanti. L'espansionismo francese nella zona renana pose, però, le premesse per la nascita di un nuovo conflitto; nel maggio 1635 il re di Francia Luigi XIII dichiarò guerra a Filippo IV di Spagna, dando avvio alla fase francese della guerra. Essa si sviluppò su tre fronti (Paesi Bassi, Reno, Italia) con esiti favorevoli dapprima agli Ispano-Imperiali (a partire dal 1636 anche gli Asburgo d'Austria erano scesi in campo), quindi (dal 1640) ai Francesi e ai loro alleati (Svedesi, Olandesi, alcuni principi tedeschi e alcuni duchi italiani). Indebolita dalle continue incursioni svedesi in Germania e dalle rivolte in Catalogna e Portogallo, la coalizione ispano-imperiale subì lo scacco decisivo nella battaglia di Rocroi (19 maggio 1643). Erano così giunte a maturazione le condizioni per la composizione del conflitto che aveva insanguinato la Germania per 30 anni; dopo Rocroi era, infatti, divenuto chiaro all'imperatore Ferdinando III (che era succeduto al padre nel 1637) che i piani egemonici degli Asburgo sulla Germania non potevano essere realizzati e che, anzi, non si poteva fare a meno di riconoscere a Francia e Svezia un diritto di intervento negli affari tedeschi. Le Paci della Vestfalia, firmate nel gennaio 1648 al termine di un congresso diplomatico che era iniziato nel 1643 nelle città di Münster e Osnabrück e che aveva coinvolto tutti gli Stati europei (tranne Inghilterra, Prussia e Polonia), sancirono questa presa di coscienza e i nuovi rapporti di forza che si erano venuti a determinare in Europa: la Francia ebbe i tre vescovati di Metz, Toul e Verdun e parte dell'Alsazia, mentre la Svezia ottenne parte della Pomerania e il controllo dello sbocco dei fiumi Oder, Elba e Weser (che le consentivano importanti vantaggi commerciali). Per quanto concerne la Germania, invece, fu stabilito di restaurare la situazione esistente prima dello scoppio della guerra, con l'unica eccezione dell'Alto Palatinato, che rimase alla Baviera insieme alla relativa dignità di elettore imperiale. Il Palatinato renano tornò, invece, all'erede di Federico V, il figlio Carlo Ludovico, cui venne anche riconosciuto il titolo di elettore imperiale (in questo modo, gli elettori passavano da sette a otto). Particolarmente importanti risultavano, poi, le clausole religiose: esse prevedevano, infatti, l'estensione al Calvinismo di tutte le concessioni a suo tempo fatte al Luteranesimo e, in generale, una serie di disposizioni più favorevoli alle religioni riformate. La Spagna, che pure dovette accettare la perdita dei Paesi Bassi divenuti indipendenti, continuò la guerra con la Francia fino al 1659 (Pace dei Pirenei).
Cartina: la guerra del Trent'anni (1618-48)